lunedì 25 marzo 2013

Antonio Moresco e Walter Siti: conversazione "cinobalanica"


http://www.youtube.com/watch?v=WMHZFNDtcCc
Link per la Parte 1 dell'incontro con Antonio Moresco e Walter Siti al teatro I in occasione della festa per i 10 anni di http://www.nazioneindiana.com/  23/03/2013

http://www.youtube.com/watch?v=Rr_uyBlCelQ&feature=youtu.be
Link per la Parte 2 dell'incontro con Antonio Moresco e Walter Siti al teatro I in occasione della festa per i 10 anni di http://www.nazioneindiana.com/ 23/03/2013

Ogni volta che lo vedo e lo sento parlare, Antonio Moresco mi ricorda la composizione geologica della terra: esteriormente è una figura lineare, dai tratti duri e ruvidi; una scorza di granito, basalto e roccia mafica. Il volto richiama il San Gerolamo pensoso e sofferente di Caravaggio, trasmette un’idea di solitudine meditabonda, una sofferenza virile e colta. Il corpo è quello di un camminatore costretto a vagabondare sulla terra sino alla fine dei tempi, forte e snello. Sotto a questa scorza fatta di silicati di sodio magnesio e alluminio si avverte il magma liquido del nucleo: un vorticoso e profondo indagare l’Uomo, la Natura e l’Universo, un pendolo lacerante tra l’Abisso e la Speranza. È lì il nocciolo dei suoi libri, da lì nascono Gli Esordi e I Canti del Caos, lì si immergono gli Incendiati, lì è l’ultima Lucina. Come la terra sbuffa e erutta la sua intima materia attraverso lacerazioni e sconvolgimenti tettonici, così anche Moresco si fa Vulcano e, discorrendo in maniera quieta e incredibilmente ferma, tenta di squadernare al Mondo ciò che di esso è riuscito a comprendere.
Walter Siti è un cosmonauta, un proteiforme ricercatore dell’ἄνθρωπος. Le varie reincarnazioni della sua vita (nato modenese, professore universitario a Pisa, Cosenza e L’Aquila, rinato scrittore a Roma, ora esule a Milano) testimoniano il bisogno intimo di comprendere lo Gnòmmero, di tentare di srotolarne la matassa. Il corpo, la materialità del sudore (proprio e altrui) sono l’unica scala per potere osare l’impresa: attraverso i corpi conosce e riconosce se stesso; giungendo al fondo delle proprie ossessioni riscopre la Fibra della quale sono fatti quei corpi. Seguendo il filo della propria intimità e delle proprie pulsioni, alla stessa maniera di Dante (non a caso, di Dante hanno parlato a lungo nell’incontro al teatro I), percorre l’Universo e ne dispiega la trama. Ogni delusione, ogni croce, ogni sofferenza narrata nei libri è vera sofferenza, è vera escoriazione dell’anima; in questo sia Moresco che Siti sembrano d’accordo: l’unico modo per comprendere è soffrire.
Osservare questi due giganti sul palco, mentre offrono al pubblico scaglie della propria consapevolezza, mentre si stupiscono sinceramente del mancato interesse degli scrittori per la letteratura scientifica contemporanea o mentre affondano i denti nella propria memoria e nel rapporto con le loro Città (Milano-Moresco; Roma-Siti), è qualcosa che non può essere replicato o raccontato con le parole. A ruota libera, senza scalette o argomenti concordati, giocando di reazione l’uno sulle parole dell’altro, Moresco e Siti hanno avanzato sino a tardi, sino oltre i limiti scelti dal programma dell’incontro; mi hanno costretto a rimanere più di quanto avevo stabilito per la registrazione e a  disperarmi per essermi dovuto perdere le battute conclusive. Biondillo all’uscita mi ha chiesto stupito: «Ma stanno ancora parlando?»: il rinfresco seguente doveva iniziare già da 20 minuti, ma nessuno osava azzittirli; nessuno voleva davvero che smettessero. Sapere che ora sono entrambi a Milano, sotto un cielo «che va conquistato», come ha detto Siti, mi rallegra incredibilmente.

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